L’albese vince la prima battaglia.
Fino a pochi giorni fa l’Olanda dichiarava che tra le proprie colture c’era pure la nocciola “tonda gentile delle Langhe”. Siccome era un paradosso che nella terra dei tulipani si coltivasse un prodotto che avrebbe dovuto essere tipico del Piemonte meridionale, la zona di Alba ha fatto lobby e ha ottenuto il dietro front dei Paesi Bassi: “Abbiamo appreso con piacere la decisione dell’Olanda di eliminare quella dicitura dal proprio registro vivaistico nazionale”, dice l’eurodeputato Alberto Cirio, che sulla questione aveva presentato una denuncia alla Commissione Ue, con primo firmatario il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani.
Una vittoria insomma, che però è solo parziale. I difensori della nocciola langarola hanno ancora uno scoglio da superare: si chiama Italia. Perché “anche se gli olandesi non useranno più il nome Langhe, rimane il fatto che potranno continuare a utilizzarlo in tutte le regioni d’Italia, a causa dell’inserimento di questa dicitura nel Registro nazionale approvato dal ministero dell’Agricoltura”, lamenta Cirio, insieme al presidente dell’Unione montana Alta Langa Roberto Bodrito e al presidente dell’Ente fiera della nocciola Flavio Borgna.
Per capire meglio il paradosso, i tre fanno un esempio: “Significa che un contadino di Foggia che ha comprato e innestato in Puglia un
piantino di “Tonda gentile delle Langhe”, domani potrà vendere nocciole delle Langhe. Questo è il problema reale, che il ministro Martina pare non voler cogliere e che sarà oggetto, martedì, di un’udienza al Tar del Lazio. Non si possono chiamare “Langhe” prodotti che non arrivano dalle Langhe, se lo mettano in testa i ministeri, perché è una truffa al consumatore e il furto d’identità ai danni di un territorio”.
Fonte: http://torino.repubblica.it/