E’ rinato il castello di Cortanze. Fedele al motto dei Roero, proprietari fino al 1976 «A bon rendre» e all’antico stemma tre ruote argentate su sfondo rosso (ora stemma del Comune).
Per raggiungere la terrazza sul Monferrato, che come una conchiglia accoglie il maniero, bisogna salire, salire, salire. E il «bon rendre» per il viandante si sdoppia. Da un lato lo sguardo viene rapito dalla bellezza stupefacente delle colline. Dall’altro dall’accoglienza. Qui si viene per riposare, liberare la mente, lenire preoccupazioni. E’ il luogo ideale per chi è saturo di stanchezza e ha bisogno di rilassarsi. Può essere una sosta di qualche ora, un pranzo o una cena, una festa, un soggiorno, ma da questo luogo si va via con il desiderio di tornare. Lo sanno bene i tanti turisti, soprattutto stranieri, che da Francia, Belgio, Germania, Lussemburgo, magari vengono per godere di una vacanza in Monferrato e poi tornano per organizzare corsi, meeting di lavoro, e magari fiabeschi matrimoni.
Non è stato facile raggiungere questo risultato. «Da sette anni lotto come una tigre» dice Urs Langen supervisor della società Repteca, attuale proprietaria del castello. Assistito dall’avvocato Francesco Paiuzza ha percorso una strada irta di ostacoli di ogni genere per liberarsi dei problemi legali e strutturali lasciati dalla precedente proprietà. E specifica subito: «Abbiamo sistemato tutto, lavorato come pazzi, nelle ex cantine siamo riusciti ad allestire sale da pranzo nel rispetto dell’antico, usando materiali specifici, e modernissime tecniche di restauro capaci di restituire l’antico».
E i lavori eseguiti secondo il progetto dell’ingegnere Giorgio Massa hanno meritato i complimenti della Sovrintendenza ai beni storici e architettonici del Piemonte.
Adesso, salire quei gradini di pietra e entrare nel castello, significa tornare in un’altra epoca. Una collezione di armature e cimeli medioevali, passione di Urs Langen, ornano le pareti. Nel camino della sala da pranzo, anche con il caldo di questi giorni, si alza la fiamma animata da vapore acqueo. Il tavolo apparecchiato da Sandra è un’opera d’arte. Il tovagliolo legato con un fiocchetto di rafia, le mattonelle di sale, le tovaglie di fiandra. In cucina Alberto mescola sapori monferrini e gusto italiano.
Dario Bellino Coia, il gestore, non ama parlare del passato, né perso nei secoli, né prossimo: «Conta il presente. Venire qui significa dimenticarsi del caos e del rumore. Spegnere il cellulare, staccare la spina, lasciarsi andare, pensiamo a tutto noi».
Il «bon rendre» può anche essere un tuffo in piscina, una partita a golf, un giro in cantina a scoprire le conchiglie fossili incastonate nel soffitto, o la storia che sconfina in una tragedia lirica di …Viola, la figlia del conte Ercole. Era bella Viola con i suoi capelli lunghi e gli abiti chiari, morì per amore e innamorata non corrisposta di un giovane curato, lo uccise sull’altare Ma si sa a volte il passato ritorna e passeggiare di notte nel castello o restare in ascolto può riservare emozioni. «A bon rendre»
Fonte: la stampa.it