Un filare di vigna di Langa da adottare a distanza, ma anche da curare in prima persona, come se fosse proprio. È questo il progetto lanciato dalla cantina “Josetta Saffirio” di Monforte d’Alba che propone agli appassionati di stringere un “patto d’adozione” grazie al quale 40 metri di filare porteranno il nome di chi l’ha adottato e renderanno anche 12 bottiglie di vino l’anno, 6 di Barolo Docg, fatto con le viti coltivate nel filare adottato, e altre 6 di bottiglie miste prodotte dall’azienda. “Era una richiesta che mi hanno fatto in tanti – spiega Sara Vezza, la giovane vignaiola titolare della cantina – Provare l’emozione della vigna: la potatura, le lavorazioni dell’estate, la vendemmia: capire come cresce l’uva e come diventa un grande Barolo. Questo è un progetto che richiede pazienza e passione come il lavoro dei vignaioli, ma è anche un’esperienza unica e irripetibile. Può essere un modo per imparare la cultura del vino, seguendo la vita del proprio Barolo, vivere un’esperienza fuori dal comune e per ricevere le bottiglie di vino del tuo filare”.l costo dell’adozione è di 400 euro e, oltre al nome e cognome sul filare, le bottiglie di vino, prevede la possibilità di visitare la cantina in qualsiasi momento dell’anno (previo preavviso) con degustazione gratuita di tutti i vini Josetta Saffirio, accompagnata da una selezione di prodotti tipici locali, ma soprattutto l’aggiornamento costante, con tanto di reportage, sulle varie fasi di lavorazione, dalla vendemmia all’imbottigliamento, per seguire passo dopo passo la storia del proprio vino.
L’adozione può essere fatta anche come regalo, tanto che la cantina fornsice un certificato di adozione, nel quale comparirà il nome dell’adottante: “Il progetto “Adotta un filare di Josetta Saffirio” ha pure come obiettivi – ricorda la giovane barolista – la salvaguardia del paesaggio vitivinicolo dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco e il garantire la sopravvivenza dei piccoli produttori, da secoli custodi di queste colline. L’idea è anche
di creare degli itinerari turistici e culturali a Monforte d’Alba. Il Barolo non è solo economia: è cultura”.
L’iniziativa è stata lanciata dalla giovane titolare della cantina, Sara Vezza, classe 1980 quinta generazione di vignaioli, che coltiva 5 ettari quasi tutti nebbiolo da Barolo e produce circa 40 mila bottiglie all’anno, rilanciando la cantina di famiglia, Josetta Saffirio, già all’inizio degli anni Duemila.
Fonte: http://torino.repubblica.it